Skip to main content

Rubriche

Torna al Blog

L’esorcismo di Hannah Grace – Recensione

Categorie: Cinema & TelevisioneRecensioni distruttive
By 02/02/2019No Comments

Ho voluto crederci. La mia passione per il cinema horror è stata già un po’ appagata dal remake di Suspiria a inizio anno (forse solo un po’ lunghino), ma, con L’esorcismo di Hannah Grace, speravo quasi di poter beccare un film sulle possessioni demoniache che mi permettesse di riconsiderare il genere, ormai arrivato a un vicolo cieco, dove si becca sempre la ragazza esperta di contorsionismo. E questo film non fa eccezione.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: per la prima mezz’ora il film ti prende e ti infonde la giusta dose di ansia. Indispensabile per questo tipo di pellicole, anche se, ovviamente, ci sono elementi ridicoli di trama che dirò dopo nella parte spoiler. La regia, l’uso dei suoni ambientali e la scarsa illuminazione degli ambienti, riescono a infondere quella tensione palpabile, che non tutti i film del genere hanno. Il trailer poi è raccapricciante in senso buono, forse solo un po’ troppo rivelatore.

La protagonista è interpretata da Shay Mitchell, cosa che in un primo momento non ci ha fatto proprio sperare, visto che è stata pescata dal cast di Pretty Little Liars, ma, fortunatamente, è risultata convincente. I grossi limiti del suo personaggio non derivano infatti da un problema di interpretazione, ma proprio di sceneggiatura.

Vi spaventerete? Beh, ci sono alcuni jumpscare idioti, ma anche alcune sequenze inquietanti. L’esame del cadavere della posseduta è abbastanza opprimente e proposto molto bene. Il finale del film non mi è piaciuto, l’horror funziona quando gioca sul possibile e sul verosimile, qui diventa totalmente inverosimile. Se lo avessero concluso mostrando meno “il mostro” e utilizzando maggiori espedienti psicologici, forse, sarebbe diventato un film cult del genere. Me lo rivedrei? Sì, ma mi fermerei a metà film.

SPOILER

Abbiamo una ex poliziotta che, a causa di un trauma, decide di cambiare lavoro. Praticamente, mentre era in servizio con un altro agente, commette un errore e questo suo collega viene ucciso da un rapinatore. La tizia inizia quindi ad avere problemi di coppia, dipendenza da farmaci (in questo film lo xanax viene proposto quasi come se fosse la più pericolosa delle droghe) e incubi su quella notte, sui morti, sulla sua depressione, etc etc. Quindi che lavoro avrà mai scelto in alternativa? La custode notturna dell’obitorio. Perfetto. Premessina: dalle 23:00 alle 6:00 lavora in un obitorio, di giorno, invece, fa jogging estremo. Più energia delle Duracell. In questo obitorio poi tutte le stanze e i corridoi hanno le luci che funzionano con le fotocellule, che però si attivano solo se sei alto due metri e trenta. Quindi ogni due passi c’è lei che sventola le braccia per farsi beccare dai sensori. Quale modo migliore per superare lo stress?

Arriva il primo cadavere, lo cataloga, lo mette nelle cella frigorifera e “buh!”, appare in un angolo un ebete della security, con i capelli tipo quelli dei figli di Flanders, che “voleva farle uno scherzo”. Ma io ti svito il cranio, misero idiota.

Passano ore e giunge il secondo cadavere, quello di questa Hannah Grace che dà il titolo al film. Improvvisamente le macchine impazziscono, non funziona più né la macchina fotografica, né lo scanner. Il corpo è mezzo bruciato, mezzo squartato, rigido, scheletrico, roba che ti verrebbe proprio da dire “no Maria, chiudiamo la busta”, eppure questa, per un motivo o per un altro, andrà a controllarlo e ad aprire quel fottutissimo frigorifero almeno quaranta volte durante tutto il film. Comincia così la parte ridicola dell’opera, lei inizia a vedere cose assurde e macabre, ma si autoconvince che sia tutta colpa dei farmaci di cui abusava, anche se nel film viene chiarito che ormai si era disintossicata. Quindi, ti facevi di xanax, poi hai smesso grazie a un gruppo di recupero, dopo varie settimane trovi lavoro in un obitorio e, dalla busta del cadavere di Hannah Grace, vedi piombarti addosso un miliardo di mosche inferocite, quindi comprendi che la colpa è dei farmaci che prendevi prima ancora del gruppo di recupero? Ma manco se si fosse fatta di LSD o se avesse una diagnosi di schizofrenia conclamata! Ma ti prego. Cioè io magari non avrei pensato al demonio, ma manco allo xanax. Avrei preso l’ascensore e sarei andato al piano della risonanza magnetica per farne una.

Durante uno degli inutili controlli alla morta, succede che il cadavere le respira in faccia. Spaventata va a raccontarlo a una collega, la risposta della collega “eh ma sai, i cadaveri espellono gas…”. La mentecatta si convince subito. Certo, il cadavere muove la bocca e tira fuori aria, perché è gas. Già, si chiama “anidride carbonica” e la espellono i polmoni.

Succede poi che nell’obitorio si intrufola il padre della morta, perché convinto che l’unico modo per farla riposare in pace e, al tempo stesso, distruggere il demone, fosse quello di bruciare il corpo nell’inceneritore. La nostra eroina viene aggredita da questo con un coltellaccio, ma, anche grazie a quelli della security, riesce ad avere la meglio. Il tizio viene arrestato e alla ex poliziotta dicono, giustamente, qualcosa tipo “non serve che completi il tuo turno… vattene a casa… nessuno ti giudicherà se lo farai viste le circostanze…” e lei “no, io devo stare qui”. Ma questo senso ridicolo di responsabilità nei riguardi di un lavoro che fai da tre ore da cosa nasce? Sei stata aggredita, potevi essere uccisa, stuprata, ferita, la gente normale si sarebbe messa in malattia sei mesi e tu insisti per voler completare il tuo turno? Cos’è, avevi paura che nessuno, per le restanti tre ore, potesse buttare un cadavere in un frigorifero al tuo posto?

Il film l’ho retto fino a questo punto. Poiché, da questo momento in poi, si trasforma nel film La Mummia del 1999. La morta/demone, per rigenerarsi, inizierà a uccidere gente a caso, più ne uccide, più si rigenera. Tutti tranne la protagonista, non si sa perché. Addirittura andrà a uccidere gente sul tetto dell’ospedale, quando poi avrebbe potuto uccidere la demente una qualsiasi di quelle quaranta volte in cui è andata ad aprirle il frigo. Non si sa perché, l’avrà presa in simpatia. A lei si limiterà a chiuderla nella cella, illuminata dall’interno con delle luci rosse al led (ultima scena del trailer). Ma da quando i cadaveri nel frigo hanno bisogno delle luci? Avete rotto il cazzo per tutto il film con le fotocellule nei corridoi per risparmiare, dove passano le persone vive, e, nel frigo, invece, i cadaveri sono illuminati dai led ininterrottamente senza un perché? Bah.

La fine ve la lascio.