Non è che io arrivi sempre in ritardo (!), ma quando una cosa si fa troppo mainstream la mia coda diventa tipo quella di un gatto quando la propria padrona pancina lo accusa di omosessualizzare il figlio. Quindi evito come la peste le cose troppo commerciali, ma poi, lo sapete, la pulce entra nell’orecchio, lo arreda e voilà. Ecco che ti stai a guardare tutte le 26 puntate di Tredici in 48 ore.
Ma di cosa parla Tredici? Per chi non lo sapesse è una sorta di teen drama incentrato sul personaggio di Hannah Baker, studentessa liceale che si suicida, per una serie di drammi esistenziali, ma prima di farlo incide 13 cassette con all’interno i 13 motivi che l’hanno spinta a quel gesto. Le cassette sono quasi tutte destinate allo stesso gruppo di “amici” e vengono da noi “vissute” tramite il punto di vista di Clay.
Serie molto discussa, in particolare negli USA. Visto che è stata accusata di trattare il tema del suicidio in maniera troppo romantica, quasi giustificandolo e rendendolo verosimile e accettabile agli adolescenti. Tant’è che Netflix è corsa ai ripari con una serie di avvisi inequivocabili prima e dopo ogni episodio, consigliando di guardarla solo con adulti presenti.
Io però non ci sto. I personaggi si comportano in maniera così assurda e demente, inclusa la protagonista, che davvero vorrei capire come si possa vivere la visione in maniera immedesimativa.
Da questo momento in poi vi avviso che la recensione conterrà degli SPOILER, quindi se ancora non avete visto le due stagioni e volete la sorpresa… tornate qui in un secondo momento.
Intendo anche fare una piccola distinzione tra la stagione 1 e la 2, dal punto di vista sceneggiativo. Mentre la prima colpisce per la “novità” dei temi trattati, la seconda è una sorta di allungamento del brodo che davvero ho finito di vedere solo per cercare di capire dove volevano andare a parare. Vi ricordate Veronica Mars? Prima stagione bella, parlava di una studentessa che doveva risolvere il delitto di una sua amica e poi puff, la sindrome di Don Matteo e quel liceo diventa un ghetto di Caracas. Allungare il brodo, appunto.
Ok, partiamo con i miei 13 motivi sul perché ho trovato assurde alcune vicende proposte.
- Immedesimiamoci, non nella suicida, ma nell’amico che riceve le cassette. Voi in quanto tempo le avreste ascoltate? 13 cassette audio, da un’ora l’una, di una vostra amica morta (quasi fidanzata), che ha inciso proprio per voi. In 13 ore credo. Forse 14, un’ora mettendo, nel cumulo di tempo, la pausa bagno, il panino e le risposte ai call center che ti chiamano per farti cambiare operatore. Lui ci mette 13 puntate, quindi 13 giorni. Un’ora al giorno. Ma sì, centelliniamo l’audio della suicida, proprio da parte della “generazione Netflix” poi, che si spara intere stagioni di una serie TV con il pannolone sotto, pur di non dover andare al cesso e mettere pausa. Ovviamente è stato un espediente narrativo degli sceneggiatori, se avesse ascoltato tutto e subito di che avrebbero parlato poi nelle altre puntate?
- Perché le cassette audio anni ‘90? Mi domando. Da parte di una che in teoria non avrebbe dovuto manco sapere cosa fossero. Non solo per quel tocco di vintage che tanto piace oggi giorno, ma anche perché inviare su Whatsapp una nota vocale di un’ora è roba da TSO immediato. Quando l’amica di comitiva mi manda la sua nota di 3 minuti e 45 secondi io le scrivo, nell’immediato, hai pagato la SIAE? Il dito poi si stanca, ma come si fa?
- Torniamo alla storia. La cosa più irreale e assurda è che tra questi 13 motivi delle cassette ce ne sono due gravi e 11 cagate, ma tutti gli interessati tacciono, per non vedere il loro motivo rivelato. Per farvi un esempio: uno dei motivi è che un ragazzo aveva nascosto un bigliettino in classe destinato ad Hannah, un altro è che lei è stata stuprata. Le due cose sul piano morale si equivalgono, giusto? Eh no, io taccio sullo stupro commesso da X, perché altrimenti si potrebbe scoprire che ho nascosto un bigliettino in classe. Certo. Ma io ti svito il cranio e ti cago in gola, misero mentecatto.
- La demenza di Hannah. Certamente si tratta di una ragazza molto sfortunata o almeno così ci viene proposta nella prima stagione, nella seconda il personaggio viene totalmente stravolto facendocela apparire quasi come una ninfomane-bulla, ma nella prima la vediamo che si appiglia a delle cazzate che manco mia nipote all’asilo della prima infanzia. Tipo, va a una festa e assiste a uno stupro, si ubriaca (why?) e pur di tornare a casa accetta il passaggio di una sua quasi amica, Sheri. E fin qui, ok. Poi quest’amica, che era sobria, per via di una distrazione abbatte un segnale stradale. Da quel momento in poi Hannah diventa la signorina Rottenmeier “non possiamo andarcene così”, ma te prego. Evidentemente non si è mai andata a fare un giro sulla pagina de “Il coinquilino di merda”. Ci sono foto di coinquilini che a casa si sono portati anche la segnaletica verticale della stazione di Pisa. Ma camomillati porcocazzo. Ovviamente quel segnale determinerà una serie di fatalità che manco in Final Destination, roba che se avesse versato sull’asfalto una tanica di olio d’oliva sarebbe andata meglio. Comunque, la Sheri, col cazzo che si faceva togliere la patente e quindi “Benvenuta nella mia cassetta”.
- Ai genitori di questi ragazzi andrebbero subito tolti i figli, ma su due piedi proprio. A parte che li avranno partoriti tutte da minorenni, tutte donne giovanissime che sembrano più le coetanee che manco le madri. Poi si assiste a delle robe allucinanti tipo che questi ragazzi tornano a casa con ematomi, sangue, occhi pesti, denti che volano e la domanda più inquisitoria è “Clay, tutto bene?” Roba che mio padre mi avrebbe dato il resto se non gli avessi spiegato fino all’ultima virgola di quanto accaduto. Parliamo di minori, ma fanno feste con fiumi d’alcool, droga, dormono fuori casa senza avvisare, etc. Tutto perdonato, al massimo “questa settimana sei in punizione”… uhhh addirittura? Che trasgressiva. Una realtà alternativa distopica che certamente non rispecchia la nostra.
- La cassetta più assurda è quella dedicata a uno stalker. Hannah sospetta che qualcuno le faccia delle foto di nascosto dalla finestra, allora decide di preparare un trappolone con la finta amica Courtney. Ma il trappolone se lo dimenticano quasi subito e quindi finiscono per ubriacarsi e pomiciare in lingerie a un metro dalla finestra. Della serie: ma sei ebete? Taaac, foto scattate e “reputazione” persa, quella di Hannah, perché l’amica per non essere etichettata come lesbica scarica tutto su di lei. Ottimo.
- La prima stagione regge perché ci viene propinato fin dall’inizio il tema che il contenuto delle cassette non può essere divulgato, né anticipato a voce, per un motivo che poi scopriremo… in realtà non si scoprirà mai. Altro espediente narrativo per tenere lo spettatore incollato, sarebbe bastato darle ai genitori di Hannah dalla prima puntata e puff, tutto risolto.
- La demenza di Hannah 2. Alla festa di cui sopra Hannah assiste, nascosta in un armadio, allo stupro di una sua amica e riconosce lo stupratore subito. Passa del tempo e una notte, camminando senza meta (!), si ritrova fuori al villone di questo stupratore mentre è in atto una delle sue feste. Cosa fare? Entrare, ovviamente. Una pazza. Come andare a un congresso di Di Maio con la bandiera del PD.
- Il cattivo della serie è il solito atleta ricco e di famiglia potente, ovviamente. Con questi genitori che durante l’anno scolastico se ne vanno a Ibiza o in Costiera Amalfitana, chi sono questi genitori? Fedez e Ferragni? Perché altrimenti non si spiega. Lo stupratore la passa liscia, una novità in questo genere di situazioni televisive, ma la cosa ancora più assurda è che sia le vittime che “gli amici” delle cassette lo continuano a considerare come essere umano. Il ragazzo di una delle stuprate, addirittura, dice alla dolce metà una roba tipo “sì, ha fatto quello che ha fatto, ma io sono povero e quando non potevo comprarmi le scarpe me le prese lui”. Ah, ok. Allora va bene.
- Clay, il tipo che fa vivere a noi le cassette, viene praticamente bullizzato dalla morta. Nella stagione uno si deve sorbire 11 cassette prima di arrivare a scoprire il motivo per cui vi è stato incluso anche lui in questo macabro gioco perverso. Quasi cadendo in depressione e tentando anch’egli il suicidio. Ma nulla, lui era nelle cassette perché troppo buono. E perché una sera, dopo essersi sentito dire per tre volte da Hannah “vai a cagare” lui ci è andato davvero, piantandola. Per la defunta sarebbe dovuto rimanere. Hannah, tesoro mio, io me ne sarei andato ancora prima che tu me l’avessi detto la prima volta. Nella seconda stagione viene invece bullizzato dal suo fantasma/allucinazione. Roba che Dr House, nella quinta stagione, per una roba simile entrò in manicomio. Ma per lui tutto normale. Andiamo avanti.
- L’amico problematico, che vive con la madre tossica e il compagno della madre spacciatore, che fa il ruolo del bello e dannato. Ovviamente in questa realtà l’eroina la si trova al market. Ragazzi che si sparano gli steroidi nella chiappa a scuola, cannoni nel ripostiglio della scuola, etc. Manco ad Amsterdam avrei accettato una sceneggiatura simile. Il problematico finisce comunque per perdersi diventando un ragazzo della strada, senza che gli assistenti sociali intervengano. Per poi essere adottato dalla famiglia del protagonista. Cosa manca? La casetta in piscina, Marissa e le feste di O.C.
- Lo psicologo della scuola, che è anche il protagonista dell’ultima cassetta, rappresenta il vero fallimento di questo show sul piano del realismo. Hannah va da lui come ultima spiaggia dopo aver subito lo stupro, lui capisce che lei non riesce a descrivere una violenza sessuale e che consiglio le dà? “Se non riesci a parlarne forse è meglio dimenticare”. Welcome Arabia Saudita. Ma stiamo scherzando? Dove l’ha presa la laurea in psicologia questo? Da Annarita Fiorella? Internatelo.
- Il finale. Per quanto riguarda la prima stagione c’è questo finale un po’ scontato, con i genitori della morta che ricevono le cassette e con il protagonista che decide di non commettere più gli stessi errori commessi con Hannah, cioè, visto che si è convinto che quella si sia suicidata anche per colpa del suo “lascarla andare”, da questo momento in poi cambio di registro. Non lascerà andare più nessuno, quindi si mette con una schizofrenica, sensitiva, che immagino danzare al suono di una fisarmonica dentro la metropolitana. Giusto per scongiurare il rischio “suicidio”. Il finale della stagione due è ancora peggio. Chiuso il capitolo Hannah ci si affaccia alla routine scolastica, quindi violenza sessuale con tanto di scopa nel sedere dello sfigato di turno e quasi massacro/sparatoria durante il ballo di fine anno. Armi da fuoco? Nelle scuole americane? Ma quando mai si sono viste? Rido.
Guardatelo e fatemi sapere se concordate con me o se ho ragione io.
Il vostro D.