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Chiara Ferragni Unposted – Recensione

Categorie: Cinema & Televisione
By 20/09/2019No Comments

Ieri sera ho visto il documentario Chiara Ferragni Unposted durante il suo ultimo giorno di proiezione, anche se, proprio oggi, visto il successo al botteghino, Chiara su Instagram ha annunciato delle misteriose novità, è quindi probabile che torni al cinema prima di passare su qualche piattaforma on demand, credo Amazon Prime. Durante questi tre giorni il film è risultato essere un record d’incassi per una pellicola italiana proiettata nell’infrasettimanale, avendo avuto il merito di portare al cinema gente che generalmente non ci va, ma di cosa parla esattamente? 

Prima di addentrarci nell’opera bisogna fare tre grosse premesse:

  1. ovviamente io sto parlando di ciò perché mi piace ungere Chiara Ferragni e non perché è un plateale fenomeno sociale o perché io ogni tanto elabori recensioni cinematografiche, anzi, mi ha pagato. Così facciamo prima, questo perché, quando condivisi gli screen delle “signore” che commentavano le sue foto dandole della troia, si creò un pericoloso precedente con gli odiatori seriali. Attaccare gli haters della Ferragni li tramuterà in tuoi haters (e sommati ai miei si fa tombola). L’ultima tizia, una scappata di casa, qualche giorno fa mi disse ironicamente “pensa alla tua idola Ferragni”, curiosamente quest’odio verso la bionda di Cremona non viene mai palesato da Kate Middleton, che non avrebbe nulla da invidiarle, ma sempre da altre tipologie di flora e fauna.
  2. “L’influencer non è un lavoro e si fanno soldi sul nulla”. Per l’agenzia delle entrate l’influencer, il blogger (me), è un rivenditore di spazi pubblicitari. Come il possessore di una vetrina o di un cartellone, solo che il nostro è virtuale. Su questo cartellone paghiamo le tasse e non possiamo fare un euro di nero, questo perché io non posso dire a Netflix, a Mediaset o Chiara a Dior “dai, se non mi fai fare fattura ti faccio lo sconticino”. Un’azienda ha tutto il diritto di investire i suoi soldi nella migliore pubblicità che reputa opportuna, inoltre, grazie alle statistiche, l’influencer può mostrare all’azienda il suo pubblico potenziale. Per un’azienda di cosmetici conviene di più investire in Clio Make Up, seguita quasi esclusivamente da donne amanti dei trucchi, o distribuendo volantini per strada? Sono scelte. Cos’è, se Fendi paga Mediaset per della pubblicità va bene, perché Mediaset la vivete come un concetto astratto, ma se invece i soldi li da alla Ferragni, persona reale, vi brucia la zona genitale? Per questi problemi esiste la farmacia. Persisti nel dire che non è un lavoro? Ottimo, allora voglio che i pagamenti mi vengano considerati come regali e non voglio pagare le tasse, non ti sta bene? Allora chiudi la fogna.
  3. “Se non avesse avuto alle spalle la famiglia ricca non sarebbe nessuno oggi.” Questo è un concetto molto classista, vi state dando la zappa sui piedi. I soldi aiutano, certo, ma se prendiamo ad esempio la famiglia Agnelli, che è un pelino più ricca della famiglia Ferragni degli anni 2000 (ma anche di quella attuale), tra i suoi rampolli c’è Lapo Elkann, non mi pare tutto questo genio rinomato, né che abbia creato chissà quale impero grazie ai soldi del nonno, anzi.

Eccoci, avviso che ci saranno spoiler. Di cosa parla questo documentario? Quelli che si aspettavano un documentario sul come si diventa un influente o su come lei, nello specifico, lo sia diventata, tipo tutorial, rimarrà deluso. Il film è una fusione glamour tra interviste ad alcuni personaggi importanti della moda, video che riprendono la quotidianità dei Ferragnez e spezzoni amatoriali di lei da piccola, girati da sua madre. Io credo che Chiara abbia voluto produrre questo film per umanizzarsi, per non essere percepita solo come una vetrina vivente. Questo perché quando osservi la prima parte in cui viene descritto il rapporto con sua madre, con i relativi video di lei da piccola, non puoi arrivare a pensare che sia stato tutto un teatro per poi fare quello che fa oggi. Quella era una ragazzina reale che faceva determinate cose, perché voleva farle senza paranoie o dietrologie. Se uno dei suoi haters lo vedesse, non dico che poi diventerebbe la sua eroina, ma credo che la lascerebbe poi in pace. Diciamo quindi che è un film autobiografico, che parla della sua vita e della sua ascesa, cosa che potrebbe dar fastidio a chi magari avrebbe voluto che tutto ciò fosse descritto da una voce terza e non di parte, ma nessuno al mondo produrrebbe un film sulla propria vita per parlarne male.

Il film le ha concesso anche di togliersi alcuni sassolini dalla scarpa e non solo nei confronti degli haters, ma anche in merito al suo ex. Che è anche quello con cui fondò il blog secoli fa e che nel film viene menzionato in un paio di occasioni.

Inedito il ruolo comico di Fedez, in un paio di scene si farà difficoltà e non ridere. 

Bisogna partire prevenuti? Io lo sarei stato solo se le avessero dato il ruolo della protagonista nella nuova commedia di Natale, ma non essendo questo un film classico, ma un DOCUMENTARIO, significa che non sta lì per i suoi meriti d’attrice (che non ha, non essendolo), ma per parlare di quello che oggettivamente è un caso mediatico da anni.

Nel film viene quindi sentenziato che Chiara Ferragni in Italia ha cambiato qualcosa, ha preso un concetto che si stava espandendo negli USA, l’ha fatto suo, l’ha portato qui e da questa idea ha creato il suo impero, può piacere, può non piacere, “può” generare invidia, va bene tutto, ma la realtà è questa.

Tecnicamente la Amoruso mi è sembrata molto valida, ma io sullo stile documentario non sono affatto ferrato, quindi mi limito giusto a questo rigo. 

Chiara un quesito: nella scena in cui sorridi del libro di Paris Hilton (sul come si diventa miliardarie), una domanda sul tuo, pubblicato nel 2013 con Mondadori, nel capitolo sul come ci si dovrebbe vestire all’università consigli la Birkin Bag di Hermès (che parte da 6000 euro), ma quale universitaria se la può permettere questa borsa?!

 

ps.

Mi raccomando nei commenti, siate civili.