Sono finalmente tornato al cinema a vedere un horror e, quando questo capita, non so mai se sia meglio una trashata (tipo l’esorcismo di Hannah Grace), giusto per scrivere una recensione simpatica, oppure una perla da tenere in mostra nella videoteca personale. Nel caso di Midsommar siamo alla seconda opzione. In questa recensione non ci saranno spoiler.
È il secondo film “horror” del regista Ari Aster, la parola “horror” volutamente messa tra virgolette, perché io credo che Aster stia facendo un’operazione di genere. Sta cercando di creare un horror nuovo, di tipo immedesimativo e ossessivamente descrittivo. Midsommar non ha nulla del classico horror, non ci sono gli odiati jumpscare, non ci sono luoghi bui e tetri, ci sono appena due scene splatter, ma l’orrore è comunque pressante e centellinato lungo il lento evolversi degli eventi. Film lungo (la versione dvd avrà addirittura 30 minuti di scene in più) e lento, ma una lentezza che si lascia sopportare. Nonostante il susseguirsi di situazioni ridicole lo spettatore sa che da un momento all’altro accadrà qualcosa di terribile ed è questa consapevolezza che tiene banco lungo tutto il film. Midsommar lo definirei quindi come un horror d’autore. Il regista fa uso dei piani sequenza e del campo lungo, riuscendo a far provare anche un senso di claustrofobia in un film interamente ambientato all’aperto e alla luce del sole. Incredibile.
Abbiamo la studentessa Dani che, a seguito di un trauma, decide di seguire il fidanzato Christian in Svezia, precisamente in un villaggio per delle ricerche antropologiche. Con loro ci saranno altri due amici del fidanzato e Pelle, un nativo del luogo che li introdurrà nelle stravaganze della popolazione locale. Il villaggio sembra un luogo paradisiaco, ma non tutto è come sembra.
Ve lo consiglio, fatemi sapere se vi è piaciuto.