Finalmente al cinema abbiamo come protagonista una mamma pancina. Quando l’ho saputo mi sono emozionato. Generalmente, quando al cinema esce un film tratto da un romanzo, tento di recuperare prima il libro, in questo caso, però, non è stato possibile. E meno male… dovrei dire. Ieri sono andato, da solo, allo spettacolo delle 16:45 (sala tutta per me) a vedere: Un piccolo favore.
Il romanzo, scritto da Darcey Bell, è molto diverso rispetto al film (sicuramente la seconda metà). Direi, a giudicare da una video recensione vista ieri sera, addirittura peggiore. Avendo però solo visto il film, mi concentrerei su quello. Vi dico da subito che ci saranno spoiler, mi dispiace, ma merita di essere svelato nel dettaglio. Per ridere meglio. Primo consiglio, mai fidarsi dei trailer, a guardare questo pareva quasi di aver beccato un filmone.
USA. Stephanie (la pancina) è una vlogger sul tema della “maternità” e un bel giorno, mentre parla di ricette e altre quisquilie, annuncia che la sua migliore amica Emily è scomparsa. La sua migliore amica. Detta così ci fa quasi credere che, come minimo, lei e questa Emily, si conoscessero almeno dall’infanzia, e invece no, da “qualche settimana”, una che ha conosciuto fuori alla scuola di suo figlio e con cui ha bevuto due aperitivi. La mia salumiera è quindi la mia migliore amica. Lo stereotipo della pancina è rispettato dal primo sintomo: la psicopatia.
Stephanie ed Emily hanno due bambini, credo di 5 anni, che giocano sempre insieme. Le due donne, per farli socializzare di più, iniziano quindi a frequentarsi con degli aperitivi a base di Martini. Tipici delle mamme casalinghe. Stephanie è vedova, il marito e il fratello morirono in un incidente stradale, Emily, invece, è una donna di successo, glamour, sposata con uno scrittore, e con una cabina armadio grossa quanto una sala ricevimenti. Durante questi Martini le due entrano in intimità e si rivelano qualche segretuccio, Stephanie confessa di aver fatto sesso con il suo fratellastro, conosciuto il giorno del funerale del padre e, vista la somiglianza con il padre da giovane e visto che con lei, il genitore, aveva un ottimo rapporto, ci fece sesso, ripeto: psicopatia. Successivamente si scopre anche che suo figlio è del fratellastro e non del marito, ma ai fini della trama è un’informazione inutile, serve giusto per ricalcare ancora lo stereotipo della mammina santarellina ipocrita. Mica come quelle “faciline della cosce aperte” cit.
Un giorno Emily le telefona per chiederle un piccolo favore. Per via di un impegno di lavoro, non sarebbe riuscita a prendere il figlio a scuola, la vlogger, quindi, accetta di aiutarla. Passano due giorni e di Emily non si hanno notizie, Stephanie chiama all’ufficio dell’amica e le dicono che è un suo modo di fare, sparire. Lei non fa una piega. Cioè, un’estranea, perché solo nel tuo delirio la puoi idealizzare come la tua migliore amica, ti sbologna il figlio per due giorni, senza mai richiamarti, e ti tranquillizzi quando ti dicono che è un suo modo di fare? Ma sei cretina? Decide quindi di sentire il marito di Emily, Sean, che era a Londra a trovare la madre e lui resta sorpreso dalla notizia. Il marito e papà dell’anno, 48 ore senza sentire o interessarsi né della moglie, né del figlio di 5 anni.
L’uomo rientra in città e va quindi a prendersi il figlio a casa di Stephanie, la moglie era scomparsa ormai da tre o quattro giorni, decidono quindi (e finalmente), di chiamare la polizia. Da quel momento in poi, Stephanie, Sean e i due bambini, formeranno una sorta di famiglia allargata. Premessina: prima di quel giorno, lui, la “migliore amica” di sua moglie, l’aveva vista mezza volta. Un giorno il detective che segue il caso, va a casa di questi e chiede a Sean di parlare in privato di alcune novità sulla moglie, Stephanie origlia alla porta e sente che Emily aveva affittato un’auto in contanti e si era diretta in un altro Stato. Cosa farà quindi, la dolce pancina, secondo voi? Un bel video sul vlog, per aggiornare i suoi follower sulla vicenda e per cercare di rintracciare da sola l’amica. La polizia sta facendo delle indagini, tu origli una conversazione privata, tra il marito della scomparsa e un poliziotto, e la rendi pubblica su Internet? Salvini spiccia casa a questa. Succede che, manco a farlo apposta, una sua follower, effettivamente, aveva visto l’amica e le indagini si concentrano quindi intorno a un lago, dove viene ripescato un corpo. Stesso anello, stesso tatuaggio e stesso dna di Emily, quindi l’amica era morta. Come avrà aiutato Stephanie, questa famiglia distrutta, a elaborare il lutto? Scopandosi lui e trasferendosi a vivere a casa loro.
Una sera a cena, il figlio di Emily (ricordiamolo: di 5 anni), dice “oggi ho visto mia mamma fuori a scuola”. A parte che un bambino, rivolgendosi anche al padre, avrebbe detto “ho visto mamma” e non “mia mamma”, ma, comunque, questa frase fa entrare Stephanie nella paranoia più profonda. E se Emily fosse ancora viva? Ma, scusami, hai il cadavere che è suo e entri in paranoia per le parole di un bambino di 5 anni? Fatti visitare.
Seguono altre iniziative di Stephanie, per dimenticare meglio nel suo cuore la “migliore amica” morta, tipo mettersi i suoi abiti da sera e far finta di essere lei, fin quando accade che le arriva una telefonata, proprio da parte di Emily. Colpo di scena. L’amica morta le telefona, ma Stephanie a telefono impassibile, manco avesse chiamato la Wind. Le chiede solo “dove sei?”, e l’altra le fa capire che la stava osservando. Una telefonata alla Scream. Una persona normale, a questo punto, cosa avrebbe fatto? Chiamato la polizia. Perché se fosse stata Emily, avrebbe significato che era viva… se, invece, non fosse stata lei, era comunque una mitomane squilibrata che la stava minacciando al telefono. Cosa fa, invece? La pancina decide di buttare tutta la roba che stava nell’armadio dell’amica. Finito di fare tutto, torna nella cabina armadio e la trova in ordine e con tutta la roba, appena rimossa, messa perfettamente come prima. Questo fatto, più la telefonata, la fanno giungere a una sola conclusione: i fantasmi. Gira un nuovo video per il suo blog, dove il tema è per l’appunto l’aldilà. Si rivolge a Emily (visto che i fantasmi seguono i blog), “scusandosi” per il suo comportamento… tipo, per aver preso il suo posto? Il marito, però, continua a scoparselo lo stesso, scuse sì, ma anche il cazzo.
Il detective torna in quella casa e dice a Stephanie che, pochi giorni prima di sparire, Emily aveva stipulato una polizza vita di 4 milioni di dollari, con il marito come unico beneficiario. A quel punto tutti i presenti in sala ( vi ricordo che ero solo), iniziano a sospettare che il marito l’abbia fatta uccidere, per poi incassare i soldi. Banale? Sì, ma sarebbe stata una storia migliore.
Stephanie però vuole vederci chiaro, seguendo degli indizi riesce a rintracciare la madre di Emily e scoprire così che l’amica, in realtà, non si chiamava manco Emily e che aveva una sorella gemella con lo stesso tatuaggio. Capisce, per miracolo, perché lo spettatore la precede di almeno 25 minuti, che in quel lago non era morta l’amica, ma la sorella gemella e che tutta ‘sta storia serviva per truffare l’assicurazione. Le due sorelle uccisero il padre da adolescenti, scapparono e si divisero, una a New York e l’altra a fare la vita della tossica in giro per il Sud. In una realtà come quella attuale, dove se non mostri un documento non puoi far nulla, come abbia fatto “Emily”, da adolescente, a cambiare identità e a fare carriera a New York, non è dato saperlo. Provate a proporvi come camerieri a Manhattan, senza documenti, vi rideranno in faccia, figuriamoci per una posizione di prestigio. Resta da capire, a noi e alla demente, se Sean sapesse oppure no di tutto l’imbroglio. Segue quindi un gioco degli equivoci, fino ad arrivare alla conclusione che l’unica vera stronza e assassina era Emily. Che viene smascherata con un video in streaming sul blog delle mamme (Sabrina, procedi!), mentre minaccia la nuova coppia con una pistola. Finale anche abbastanza ridicolo, per le dinamiche, ma ve le lascio.
Mi sento di salvare solo la colonna sonora. Simpatiche anche le attrici (già viste in Twilight e Gossip Girl), ma non me lo sorbirei nuovamente per nulla al mondo.