Che emozione riprendere con una nuova saga dopo tutto questo tempo. Accantonate le vicende di Mamme Vegane contro l’Invidia eccoci al primo episodio di quella che si spera diventi un’epopea: il mio bimbo speciale. Un nuovo gruppo segreto, una nuova segnalazione di una talpa, Annabelle, un nuovo scorcio del delirio nascosto dai social network e nuove risate. Siete pronti?
Partiamo dall’inizio. Dieci giorni fa una ragazza mi segnala uno screenshot del gruppo segreto “Il mio bimbo speciale”, ma non fatevi ingannare, anch’io all’inizio credevo si trattasse di un gruppo per bambini con delle difficoltà, tant’è che stavo già cestinando tutta la segnalazione così come mi era arrivata… ma poi ho avuto il meraviglioso chiarimento. È un gruppo dedicato alle bambole reborn e alle loro proprietarie che raccontano le loro esperienze con il mondo esterno. Cos’è una bambola reborn? È una bambola iperrealistica dal valore commerciale di oltre 500 euro (cliccando qui è possibile vedere un esempio), concepita in campo artistico. Queste signore, però, la utilizzano per far credere alle persone che incontrano di avere dei bambini veri. La favola di Pinocchio è proprio una robetta per dilettanti a paragone.
Devo fare tre grosse premesse prima di andare oltre, lo chiarisco subito e con il cucchiaino, poi con chi insiste mi incazzo:
-
c’è chi dice che le reborn vengano utilizzate in ambito psicologico per terapie non meglio precisate, per la depressione post lutto di chi ha perso un bambino o per chi soffre di infertilità. Non è questo il caso, non solo perché la nostra Annabelle ha garantito che lì nessuna vuole figli (veri) e che, invece, era partito come un semplice gruppo per collezioniste, ma è anche vietato dal loro regolamento interno fare riferimenti a terapie o altro. Inoltre, ho chiesto a tre psicologi e a uno psichiatra, non esiste nessuna terapia riconosciuta inerente ‘ste robe. La pagina del Signor Distruggere è seguita da mooolti psicologi, per via dei deliri spesso riportati, nei commenti tutti concordano sulla bubbola. Non insistete con questa storia che è una boiata.
-
Sebbene ci siano gruppi di collezioniste, da me mai cagati o considerati, che negli ultimi giorni non fanno altro che scribacchiare contro il sottoscritto, per via forse di un qualche loro ritardo, io non ho proprio nulla contro chi colleziona bambole. E invito anche voi follower a non andarle a tediare nei loro gruppetti, non diamogli l’onore della nostra considerazione. Le signore del gruppo “Il mio bimbo speciale”, non sono semplici collezioniste, stanno giocando a un gioco di ruolo, per questo si parla di loro;
-
“eh, anche se non hanno la bambola per motivi terapeutici sono comunque pazze e non sta bene ridere dei pazzi”. Non è neanche normale offrire ai vicini di casa la ricotta fatta con il proprio latte materno, come capitò durante la saga di Mamme Vegane contro l’Invidia, eppure ci abbiamo riso per mesi. Stiamo parlando di un gruppo con oltre 6000 persone, non di una pazza in un manicomio. Sei così “empatica” da non tollerarlo? Ottimo, ci sono tante pagine che meritano la tua empatia, abbandona la mia. Grazie.
Ecco, tolti i tre sassolini parliamo del primo screenshot.
Chi avesse problemi di visualizzazione può cliccare qui.
Abbiamo quindi questa signora che, per ingannare il suo tempo, decide di portarsi Christian Maria al parco e poi dal medico di base o, per essere precisi, nella sala d’attesa del medico di famiglia. Giusto per sentirsi dire dagli altri in coda quanto fosse bravo, bello e buono il suo frugoletto, che “dormiva” serenamente nel carrozzino. Per poi scappare, al suo turo, per evitare che il dottore chiamasse la neuro. “Che peccato non poter coinvolgere il dottore in questa cosa”. Eh già, un peccato.
Arrivati a questo punto ho deciso di rendere questa saga interattiva, chiedendo a voi se fosse stato il caso o meno di andare avanti, con una domanda su Twitter. Il 97% dei votanti ha deciso di proseguire.
Per partecipare alle prossime votazioni (imminenti), segui il mio profilo Twitter che trovi cliccando qui.
Un’altra curiosità è nata dalla colonna a destra presente nello screenshot, si parla di un test per poter accedere al gruppo. Nei gruppi segreti su Facebook vi si può accedere solo su invito di chi è già membro, questo gruppo però, essendo nato come “pubblico” (tant’è che alcuni di voi mi hanno detto di averlo notato nei mesi scorsi), ha all’interno molte persone che non hanno dovuto sostenere nulla. Come la nostra Annabelle. Oggi funziona che Tizia invita Caia e Caia, per poter restare, deve superare un test, questo perché, inspiegabilmente, quando il gruppo era pubblico vi entravano persone che dispensavano qualche criticuccia. Annabelle ci entrò in qualità di collezionista di bambole, oggi lo vive come un passatempo esilarante.
Andiamo oltre, nuovo screenshot nuova storia.
Eccoci qui, abbiamo la signorina Sara che torna a casa con indumenti per bambini, destinati ai poveri, che però lei utilizzerà per abbigliare la sua Giselle. Che cara. Immagino anche la scena patetica fuori alla chiesa per farsi dare tutta quella roba. Già qui mi inizia a salire l’embolo, ma il vero pezzo forte, che dà il titolo a questo primo episodio, deve ancora arrivare. Anche i bimbi speciali hanno bisogno di compagnia, pare.
La tata. Per una volta che non ci si trova di fronte ad annunci di lavoro con paghe da schifo, scopriamo che è ancora peggio del previsto. Non c’è nessun lavoro, c’è solo una demente che ti fa perdere tempo andando da lei a sostenere un colloquio per un impiego inesistente, solo per vivere questa realtà allucinatoria e per sentirsi fare dei complimenti. Il film The Boy è quindi basato su una storia vera?
Ovviamente sul gruppo è arrivata la notizia del mio interessamento… l’amministratrice ha scritto al mio profilo personale. Ma questa è un’altra storia.
Alla prossima puntata.